sabato 11 ottobre 2014

FILM: "THE GIVER - IL MONDO DI JONAS"

Dedichiamo questo spazio al commento di un interessante film recentemente uscito nelle sale cinematografiche, dal titolo "The giver - Il mondo di Jonas", tratto dall'omonimo romanzo di fantascienza distopica per ragazzi, di Lois Lowry (1993).

IL FILM.
Con l’intento di salvaguardare l’essere umano da se stesso e dai propri istinti che l’hanno condotto quasi alla distruzione, il gruppo degli Anziani ha creato una società utopistica, in cui non esistono diversità, non esistono cambiamenti, non esistono emozioni. Ogni persona della comunità vive senza alcun tipo di problema o pensiero: non ci sono malattie, non ci sono morti, non ci sono contravvenzioni. Tutto scorre come prestabilito, inscatolato all’interno di regole utopisticamente perfette.
E’ compito di un solo uomo, chiamato il donatore, custodire le memorie dell’umanità, tenendole lontane dalla comunità e, al momento giusto, tramandare il compito ad un nuovo giovane custode, Jonas, il cui ruolo sarà quello di prendere su di sé un enorme fardello.
Il film si concentra proprio su questo personaggio, a cui viene assegnato tale compito nel momento più importante della sua vita, il dodicesimo anno di età, che sancisce attraverso una cerimonia l’iniziazione verso la vita adulta.
Egli, nuovo raccoglitore di memorie, entrerà in contatto con ciò che è stato estirpato alla società: le emozioni e i sentimenti. Tutto ciò provocherà una ribellione del ragazzo, dentro di lui e successivamente verso una società percepita ora come totalitaria, nel tentativo di cancellare ogni traccia dell’anima dell’essere umano.

COMMENTO.
Il film offre moltissimi spunti di riflessione, a partire dalla descrizione di una società che tenta di omologare tutto e tutti controllando l’intera comunità: in un certo senso è un po’ ciò che accade nella società odierna, che spesso mette all’angolo la vera libertà individuale e la scelta di essere “diversi”. Qui, un caposaldo del film: all’interno di una società di questo tipo, il libero arbitrio viene eliminato e così facendo ogni essere umano perde la propria unicità.  Perché? Perché un mondo pieno di colori e possibilità di scelta offre infinite sfumature e non può essere controllabile: questo è un rischio.
Leggendolo da un’altra prospettiva, potremmo dire che, un po’ come succede a Jonas, anche noi diventiamo adulti quando entriamo in contatto con ciò che c’è di più vero: le emozioni come l’amore e la speranza, ma anche il dolore e la rabbia.
Del resto, questo film parla un po’ di ognuno di noi: anche noi tendiamo, a volte, a farci “un’iniezione” che ci sterilizzi dalle emozioni che ci fanno paura e così facendo cerchiamo di mantenere il controllo sulla nostra vita.
Potremmo però dire anche che dentro ognuno di noi vive un “raccoglitore di memorie”, le quali sopravvivono nonostante i nostri tentativi di resettarle o tenerle lontante. Qui un ulteriore messaggio del film: soltanto entrando in contatto con le nostre emozioni più profonde e accettando i ricordi che ci appartengono potremo “vedere” in modo più autentico noi stessi e il mondo in cui viviamo. 
Entrare in contatto con le emozioni e i ricordi scomodi e più dolorosi significa certo caricarsi di un grande fardello, proprio come succede a Jonas. Ma questo porterà inevitabilmente con sé un grande cambiamento: ritrovare veramente se stessi e non esserne più schiavi.
Forse ognuno di noi, e con ciò concludo, dovrebbe trovare il coraggio di Jonas per superare le proprie trappole interiori e liberare se stesso dalla prigionia di un a volte eccessivo controllo.

Dr.  Giovanna Olivero
Psicologa Psicoterapeuta



Nessun commento:

Posta un commento